4 ANNI DA NAUFRAGO: La decisione di Alexander Selkirk

di Kyt Lyn Walken

A quarantacinque anni si spegneva, nel mezzo dell’Oceano Atlantico e a largo dell’Africa Occidentale, il 13 Dicembre del 1721, Alexander Selkirk. La sua vita, per quanto breve, era stata contrassegnata da scelte tutt’altro che convenzionali, che fecero di lui una vera e propria leggenda, tanto da attribuirgli l’ispirazione della nascita del personaggio di Robinson Crusoe.

Una vicenda così lontana nel tempo non deve tuttavia scoraggiarci nel sentirla – e viverla – come potenzialmente attuale. Se è vero che Selkirk fu, in tutto e per tutto, figlio della sua epoca, fatta di esplorazioni, conquista di nuovi territori – e conseguenti ricchezze – la sua tenacia ha marcato un segno indelebile nell’immaginazione collettiva, gettando le basi della figura del vero Sopravvissuto.

Tuttavia, per comprendere al meglio l’eccezionalità della sua impresa, è doveroso fare un passo indietro di quasi tre secoli, quando il giovane Selkirk, sottufficiale della Royal Navy e con un promettente futuro davanti a sé, prende una decisione che segnerà per sempre il suo destino.

Di carattere irascibile, il giovane, nato nella Regione di Fife, in Scozia, nel 1703 viene ammesso alla spedizione del già noto William Dampier (corsaro, osservatore scientifico e esploratore  che per primo circumnavigò il mondo per ben tre volte, nonchè il primo inglese ad approdare in Australia) e di Thomas Stradling.

Il compito della spedizione risiede nell’attaccare i nemici del Regno Unito, all’epoca impegnati nella guerra di Secessione contro la Spagna.

Un diverbio tra i comandanti porta Stradling ad allontanarsi, seguito da Selkirk. Nell’ottobre del 1704, nei pressi dell’arcipelago di Juan Fernandez, al largo delle coste cilene, scaturisce un ennesimo violento scontro, al termine del quale Stradling lascia Selkirk, il quale aveva tentato di convincere alcuni compagni a disertare, sull’isolacon un moschetto, della polvere da sparo, un’accetta e alcuni strumenti da falegname, un coltello, un piatto da cucina, una bibbia, un materasso e alcuni vestiti“.  

In realtà Selkirk, oramai acquisita una buona esperienza in mare, intendeva trattenersi sull’isola per poter riparare al meglio il vascello: questo è quanto gli storici hanno riportato. Ma forse il suo carattere incline all’ira gli fece apparire la possibilità di rimanere da solo come la migliore.

E solo rimase, per quattro anni e quattro mesi.

L’abbondanza di risorse naturali non costituì un problema per la sua lotta per la sopravvivenza; a questa, Selkirk aggiunse abilità straordinarie di riutilizzo di materiali di scarto per la produzione di utensili – pare che addirittura forgiò un coltello da cerchi di barili trovati sulla spiaggia – e fu in grado di addomesticare capre selvatiche (con le cui pelli confezionò nuovi vestiti) e persino gatti, per cacciare il più gravoso pericolo che l’isola nascondeva: i topi.

Venne trovato il 2 Febbraio del 1709 dalla nave corsara Duke, che lo riportò in madrepatria consegnando il racconto della sua sopravvivenza sull’isola deserta alle cronache locali prima e mondiali poi. 

L’ingegno e la tenacia  di Selkirk restano, tutt’oggi, un esempio di impressionante e efficace adattabilità darwiniana.

E’, ancora una volta, la legge del più forte?

Tutt’altro. E’ la legge della volontà dell’individuo.

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