INTRAPPOLATO NELLE ACQUE

La storia di Harrison Okene

di Kyt Lyn Walken

Questa storia ha come protagonista un capocuoco. Si, avete letto bene. Non un esploratore, non un alpinista. Nemmeno un survivalista.

Un semplice capocuoco che mai avrebbe immaginato di ritrovarsi coinvolto in un naufragio

E mai, una volta accaduto, avrebbe immaginato di uscirne vivo.

Una nave, un naufragio, un uomo che sopravvive a 30 metri di profondità: cerchiamo di capire meglio la storia di Harrison Okene.

Nigeriano di 29 anni, Harrison trova un impiego come capocuoco nel rimorchiatore di una compagnia petrolifera americana chiamata Chevron, costituita nel 1911 in California. E’ un lavoro facile e degnamente pagato, e al giovane Harrison non dispiace un impiego simile. Deve aiutare la madre e si è anche appena sposato.

Le giornate trascorrono tranquille fino alla mattina del 26 Maggio 2013, e precisamente alle 4.30. Okene è in quello che un tempo veniva garbatamente identificato “il luogo comodo” quando avverte un sobbalzo dell’imbarcazione e intuisce che essa si sta velocemente piegando su un lato. 

Sono nell’Oceano Atlantico, al largo proprio della Nigeria.

“Ero terrorizzato” – ricorda poi in una intervista rilasciata al quotidiano Nigeria’s Nation – “c’era buio, ero sbattuto da un capo all’altro del minuscolo locale”.

Okene ha la presenza d’animo di infilarsi il corpetto salvagente e di afferrare due torce elettriche. Ma non solo: si sposta in un punto ancora non completamente invaso dall’acqua che – in una vera reminiscenza del disastro del Titanic – sta sommergendo l’intera imbarcazione.

Inizia la sua lotta per la sopravvivenza, in cui giocano un ruolo fondamentale alcuni materassi – che impila diligentemente per guadagnare altezza, una Coca Cola – che sarà il suo unico pasto – e i salmi che la moglie gli aveva inviato sul cellulare. Prega incessantemente,  ma la disperazione, unita all’ipotermia, avanzano in maniera crudele e veloce, troppo veloce.

Harrison sente un suono che riconosce come quello di una ancora. Afferra repentinamente un pezzo di metallo, batte su un lato del suo rifugio. Gli risponde solo il silenzio. 

Le ore passano in maniera straziante.

Dopo 72 ore, i sommozzatori vedono una mano sullo schermo delle sonde. Pensano ad un ennesimo cadavere: cinque infatti sono gli uomini che risultano dispersi. Tony Walker, membro della compagnia olandese Dcn Diving, specializzata in soccorsi marini, esclama: “Che cos’è? Che cavolo è questo? – E’ vivo, è vivo!”

Emozionato, Walker a posteriori ricorda: “E’ stato un momento terrificante, per l’uomo là sotto, per i sommozzatori e per noi che stavamo alla consolle”.

Okene viene tratto in salvo e messo in una camera iperbarica per garantire l’aumento della temperatura corporea tramite getti di acqua calda. Ma è salvo, e l’ossigeno, quasi sul punto di terminare all’interno del suo anfratto, è stato invece sufficiente a garantirgli la salvezza. La sua forza di volontà e fede hanno fatto il resto.

Volontà di sopravvivere, determinazione, fede e coraggio. Sono i valori in cui noi di Bivo crediamo per essere al vostro fianco in ogni avventura. Ovunque.

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