Come sono cambiate le abitudini degli italiani a tavola – Parte 1

Nel Secondo Dopoguerra il pranzo e la cena in famiglia erano riti collettivi che si consumavano quotidianamente nelle cucine e nelle sale da pranzo italiane. Tipicamente l’uomo di casa, il capofamiglia, aveva un lavoro che lo portava fuori dalle mura domestiche per buona parte della giornata riservandogli però il tempo di rincasare e pranzare con la propria famiglia. Anche la cena, pasto più frugale del pranzo, aveva un suo spazio temporale definito, prima che i figli andassero a letto, lasciando ai genitori il tempo per seguire i primi programmi televisivi. 

Oggi le abitudini degli italiani a tavola sono radicalmente cambiate e la percentuale di persone che pranza a casa è diminuito anno dopo anno in modo drastico. Se nel 1998 la percentuale di persone che pranza abitualmente a casa era del 78% nel 2018, a soli 20 anni di distanza, è calata di 6 punti percentuali, nonostante il forte aumento delle persone in pensione. Anche la propensione a cucinare degli italiani è calata in maniera sostanziale con appena un italiano su 3 che dichiara di avere il tempo per cucinare a pranzo e con la metà dei soggetti intervistati che non ha il tempo per cucinare nè a pranzo nè a cena. Il tempo è il nemico numero uno della cucina con la stragrande maggioranza degli italiani intervistati che dichiara di non impiegare più di mezz’ora al giorno per mangiare. 

A fare da contraltare a questa nuova tendenza italiana c’è stato un aumento importante della spesa procapite per la ristorazione. Una ristorazione che però si è allontanata dalla classica gastronomia italiana a favore di esercizi che consentono di mangiare in tempi molto rapidi dei cibi che sono standardizzati in tutto il territorio nazionale ed europeo: i cosiddetti fast food. Con fast food non si intende solamente la classica catena globalizzata di hamburger e patatine fritte ma tutte quelle attività che consentono di nutrirsi in modo rapido ed economico. Appartengono a questa categoria il classico toast prosciutto cotto e fontina acquistato nel bar sotto l’ufficio o i panini preconfezionati delle macchinette automatiche presenti in scuole, università e aziende. Tutti questi alimenti oltre ad avere in comune la caratteristica della velocità (fast, appunto) sono accomunati da un prezzo ridotto. Il prezzo estremamente basso è possibile grazie a dei processi standardizzati vicini alla “catena di montaggio” e grazie all’utilizzo di materie prime di bassa qualità e con una bassissima valenza nutrizionale. Il toast del bar, per fare un esempio, non è bilanciato nutrizionalmente (mancano fibre, vitamine e sali minerali) ed è composto da materie prime di bassa qualità per avere un prezzo all’apparenza conveniente se paragonato ad un pasto completo, bilanciato e con una valenza nutrizionale piena. Il fast food negli ultimi anni ha subito una nuova impennata nei consumi grazie al servizio di delivery che, nelle grandi città italiane, ha generato un cambiamento notevole dei consumi degli italiani. E’ sufficiente accedere ad una delle piattaforme online di food delivery per avere a disposizione centinaia di ristoranti a portata di forchetta. Sicuramente non tutti sono dei fast food ma, provare per credere, in cima alla lista e sempre coi prezzi più vantaggiosi ci sono le catene mondiali di fast food. Ma l’offerta di pasti fast ha visto proprio queste catene sganciarsi generando un sottoinsieme di prodotti che hanno trovato una nuova definizione: quella dei pasti junk. L’espressione “junk food” – cibo spazzatura – ha cominciato negli ultimi anni a definire una sottocategoria del fast food, perchè la caratteristica predominante in questa sottocategoria di alimenti non è più il solo fatto di essere veloci da preparare quanto quella di avere un bassissimo valore nutrizionale grazie all’elevata presenza di grassi saturi e zuccheri aggiunti. 

Le persone che cercavano un alimento veloce da consumare sono state costrette quindi a trovare delle alternative altrettanto veloci, possibilmente economiche, ma che fossero sane e consumabili quotidianamente. Nel primo trimestre del 2019 la propensione degli italiani a consumare piatti pronti è aumentata del 13% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Questa crescente richiesta è stata cavalcata da moltissime aziende che hanno proposto ai consumatori svariati pasti “subito pronti” in molteplici versioni. Negli scaffali della grande distribuzione hanno iniziato a trovare posto le insalate subito pronte e a moltiplicarsi l’offerta di zuppe o primi piatti pronti in pochi istanti grazie ai forni a microonde presenti ormai nelle coffee room di moltissimi uffici. Le barrette energetiche, nate come integratori nella diete degli atleti, sono state assunte come se fossero un vero e proprio pasto alternativo (pur non essendolo in realtà!). Le barrette non sono sufficienti per il fabbisogno calorico quotidiano di una persona, sono incomplete nutrizionalmente e presentano un eccesso di zuccheri semplici. Esistono poi i pasti sostitutivi tradizionali: quei prodotti che hanno lo scopo dichiarato di essere un’alternativa al pasto con fini dimagranti. Tutti questi “pasti alternativi” hanno un difetto comune: possono essere solamente un’alternativa saltuaria. Sono nutrizionalmente incompleti. Nel caso dei pasti sostitutivi tradizionali (differenti dai “Complete Food”), in etichetta è addirittura indicato di consultare un medico nel caso in cui si intenda utilizzare i prodotti per un periodo prolungato nel tempo. I pasti sostitutivi tradizionali, oltre a non fornire la sufficiente energia al nostro organismo, sono ricchi di zuccheri aggiunti, e inoltre generano picchi glicemici, sonnolenza e spossatezza dopo l’utilizzo. 

Il nostro viaggio sulle tavole degli italiani prosegue la prossima settimana con le ultimissime tendenze in fatto di pasti subito pronti, i cosiddetti “Complete Food”. Un’anticipazione però vogliamo darvela e riguarda Bivo. Bivo è un pasto sostitutivo di ultima generazione, l’unico Complete Food italiano, pensato per fornire al tuo organismo tutta l’energia di cui hai bisogno, oltre a tutte le principali vitamine e sali minerali. Per ricevere il 10% di sconto sul tuo primo acquisto e rimanere informato sugli sviluppi di Bivo, iscriviti alla newsletter qui sotto

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