Intervista a Gabriele e Erica di InMontagna.Blog

Gabriele ed Erica sono una coppia di appassionati di montagna che, grazie al sito inmontagna.blog, riesce a far sognare i propri follower. Gustatevi la loro intervista doppia…

1.Vorremmo innanzitutto sapere di cosa vi occupate quando non siete impegnati nel vostro hobby, l’attività outdoor.

Gabriele: sono impegnato in ciò che è l’antitesi della montagna! Ovvero ho un’azienda di informatica di cui sono responsabile tecnico, che significa passare ore e ore a rincoglionire davanti al PC. Forse anche per questo non vedo l’ora di andare in montagna nel weekend.

Erica: sono architetto libero professionista, svolgo questo mestiere a 360 gradi; fortunatamente questo implica giornate sempre diverse (fortunatamente perchè mi annoio facilmente!), fuori e dentro l’ufficio… ovviamente io preferisco fuori!

2.Sul Vostro blog “inmontagna.blog” ci sono decine (o forse centinaia) di escursioni descritte con precisione e corredate da album di fotografie che permettono ai vostri follower di ricevere informazioni preziosissime e introvabili prima di intraprendere un’escursione. Cosa vi ha portato a impegnarvi sia durante le vostre “gite” (per le foto) che dopo (per le descrizioni) per la collettività? O più semplicemente “chi ve lo fa fare”?

Gabriele: la cosa è nata per caso. Ci siamo ritrovati con un archivio di migliaia di foto relative agli ultimi 5/6 anni di escursioni e a quel punto abbiamo pensato di farne qualcosa di utile anche per quella parte di collettività che condivide i nostri stessi interessi. Il blog attualmente contiene non più della metà delle cose che abbiamo realmente fatto negli ultimi anni, ma è già una buona base dati su cui costruire. Chi ce lo fa fare? Come per ogni passione la condivisione oltre che un lavoro diventa un piacere, poi è sempre bello pensare di fare qualcosa di potenzialmente utile per altre persone che amano la montagna.

Erica: ce lo chiediamo anche noi! Scherzi a parte, per me fotografare ciò che vedo è fondamentale da sempre, significa provare a catturare un’impressione, un’emozione, per poterla riscoprire magari dopo anni, quando la memoria non sarebbe più in grado di farla affiorare: invece con un’immagine è tutto più semplice. Indipendentemente dal blog, non rinuncerei mai a questo aspetto. Scrivere di un’escursione è un’altro modo di ricordare dettagli che altrimenti andrebbero persi: lo fai per te, lo fai per gli amici …e da qui a farlo per tutti, a questo punto, il passo è breve!
Un blog alla fine è come un contenitore di memorie, che invece di restare chiuso in un cassetto viene condiviso con persone che nemmeno conosci.

3.Nella sezione del blog “Storie di montagna” sono presenti varie sezioni: Alpinismo, Arrampicata, Creste, Ferrate, Neve/Ghiaccio/Misto e Trekking. Da dove avete iniziato? Come mai poi avete ampliato i Vostri orizzonti? C’è qualcosa che vi piace di più e invece qualcos’altro che fate perchè l’altro “rompe”?

Gabriele: come tutti ho cominciato dal trekking, poi conoscendo i luoghi e vedendo le montagne da vicino viene voglia di aumentare il livello di difficoltà. Anche l’arrampicata e lo sci nel mio caso sono arrivati molto presto. Con l’arrampicata ho iniziato a 12-13 anni: senza saperne nulla andavo in giro in Dolomiti piantando chiodi qua e là e salendo poi le mie “creazioni” con scarpe da ginnastica; lo sci mi è stato insegnato grossolanamente dai miei genitori quando avevo 4-5 anni, ma è stato amore a prima vista e nel giro di breve sono diventato piuttosto bravo. Peccato aver iniziato lo scialpinismo solo 3 anni fa! Tutte queste cose sono state possibili anche grazie ad una casa di famiglia a Madonna di Campiglio, che mi ha permesso di conoscere la bellezza della montagna in tutte le sue sfaccettature. Cerchiamo di variare sempre la tipologia di gita/escursione, anche a seconda delle stagioni, quindi non c’è un genere preferito: l’importante è esplorare sempre qualcosa di nuovo.

Erica: Io ho iniziato ad andare in montagna solo 10 anni fa, nella mia famiglia non c’era una tradizione in questo senso; tuttavia sono sempre stata parecchio “selvatica”, sin da ragazzina, quindi amare la montagna, quando si è presentata l’occasione, è stato facile. Imparare ad amare la fatica un po’ meno: Gabriele ancora si ricorda le prime gite insieme, dove mi fermavo ogni due secondi con la scusa di ammirare il panorama!
Arrampicare mi piace, ma sono parecchio brocca e per me rimane comunque un mezzo per raggiungere un obiettivo, per poter andare oltre: mi piacciono le escursioni lunghe, dove c’è un po’ di tutto, dove il paesaggio cambia mano a mano che si sale e così le difficoltà; la quota in cui mi sento a casa, chissà perché, è quella dove la vegetazione scompare e lascia il posto alla nuda roccia, alle pietraie, a radi mughi. Con neve e ghiaccio… ci stiamo ancora lavorando! Devo ammettere poi che l’altro “non rompe”, ma piuttosto che fare qualcosa che non mi diverte preferisco organizzarmi per conto mio: per esempio io non scio, quando Gabriele fa scialpinismo io faccio altro, magari un giro in solitaria.

4.Tra le varie escursioni che descrivete sul Vostro blog immagino sia difficile sceglierne una, ma, sforzandovi, riuscite a dirci quella di cui il ricordo più vi emoziona?

Gabriele: E’ difficile perché ogni gita ti lascia nel cuore qualcosa di unico.
Tra quelle che ricordo con più affetto c’è la Via Cerana al Carè Alto, fatta in una giornata di sole meravigliosa, la Via Preuss al Campanile Basso, che è stato il coronamento di un sogno che avevo da quando ero bambino, e – altra gita assolutamente indimenticabile – Les Pyramides Calcaires in Val Veny: mi si è aperto un mondo rispetto a questa zona alle pendici del Monte Bianco, che non conoscevo e che mi ha affascinato moltissimo.

Erica: è davvero difficile. Quasi tutte le escursioni sono legate a ricordi potenti, proprio perché sono esperienze, e non banalmente “sport”. C’è la cima che pensavo non avrei mai toccato  (Cima Brenta via scivolo nord), i giorni di cammino trascorsi lungo l’Alta Via in Valle d’Aosta, le traversate su ghiacciaio in cui mi sento come Alice nel paese delle meraviglie… Però c’è un posto che mi emoziona più di altri, in cui abbiamo fatto escursioni di qualche giorno, alcune singolarmente, ed è la Val Grande. Credo sia un luogo davvero magico, anche se non ha nulla a che vedere con l’alpinismo in senso lato.
E’ che a me affascina l’esplorazione, la ricerca del limite, entrambi forse più dal punto di vista interiore che esteriore: e la montagna, tutta la montagna, in questo senso è maestra.

5.La domanda successiva non può che essere sulla vostra prossima escursione. Raccontateci cosa avete in programma nelle prossime settimane o se c’è un programma “importante” in agenda per i prossimi mesi.

Gabriele: Ormai la prima neve si è depositata sulle montagne e quindi è solo questione di tempo prima di iniziare la stagione di scialpinismo… ma la vera figata (si può dire?) sarà il nostro prossimo viaggio in Nepal. Il giro dell’Annapurna ci attende a dicembre e noi non vediamo l’ora!

Erica: in genere decidiamo le escursioni praticamente la sera prima!
Però tra poco partiremo per il Nepal, dove tra le altre cose faremo un trekking attorno all’Annapurna.
Per me è uno dei viaggi della vita: l’ho sognato, l’ho progettato, l’ho immaginato… poi mesi fa ho deciso che avevamo tergiversato abbastanza e ho prenotato i voli! A parte il fatto che è inverno e di conseguenza le mete raggiungibili per noi persone normali sono ridotte, credo che anche potendolo fare non avrei scelto di salire su una cima (è Gabri il fanatico della ”cima”). Mi piace invece l’idea di girarle attorno: in alcune culture le cime delle montagne sono considerate sacre, l’Annapurna è il decimo monte più alto della Terra e noi alla fine faremo ai suoi piedi una sorta di pellegrinaggio.

6.La nostra ultima domanda riguarda Bivo. Avete avuto modo di assaggiarlo, lo consigliereste ad altri? E se sì, perchè?

Gabriele: Ce lo stiamo portando a spasso in tutti i trekking! Io personalmente sono una persona parecchio “rognosa” sul cibo e quindi per ora mi sono limitato ad assaggiare dal dispenser di Erica. Quel che posso dire però, è che è vero che dispensa energia, anche nell’immediato, dando anche una sensazione di pienezza che onestamente non mi aspettavoQuindi non solo lo consiglierei, ma credo sia uno strumento molto utile e sostitutivo dei ben più macchinosi fornelli da campeggio o panini fai da te, in particolar modo nelle escursioni di più giorni.

Erica: Certo che l’abbiamo assaggiato! A me è piaciuto sin da subito, anche come concezione: sono onnivora, ma non mi piace mangiare schifezze. Gli ingredienti di Bivo sono semplici e “sani”, sarà anche per questo che dopo averlo bevuto non si sente il minimo senso di pesantezza (cosa importante, soprattutto quando si è in montagna in piena attività). E’ comodo da infilare nello zaino: anche se più ingombrante delle barrette – che però non fanno “pasto” – lo è decisamente meno dell’equivalente in frutta e fibre che dovresti portare per saziarti dopo o durante una gita. Quindi per me consigliatissimo, da provare. L’ha provato persino Gabriele che non mangia praticamente nulla, specialmente i cibi sani… 🙂

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